THE (NEW) POPULAR CITY: 2!

LA (NUOVA) CITTA’ POPOLARE 2

popular city

In questo numero di Parola d’Arte, ci siamo affidati a contributi esterni, intervistando due giovani architetti, Saverio Massaro (Esperimenti Architettonici) e Francesco Lipari (OFL; Cityvision), un critico di architettura, Emmanuele Pilia e un cantautore, Daniele Coccia de Il Muro del Canto. Dalle quattro interviste viene fuori un importante contributo per il tema che abbiamo scelto già dal numero precedente, La (nuova) Città Popolare, le cui riflessioni sono di grande attualità e drammaticità al tempo stesso. E’ sorprendente notare come da quattro personalità diverse come quelle degli intervistati emergano una serie di risposte molto legate  in fondo, da sentimenti comuni, da una voglia di reagire o interagire con la città, seppure con temperamenti e modalità molto differenti.

Effetti negativi della globalizzazione e periferie come luogo estraneo alla città, fenomeno dell’emarginazione, sentimenti di rabbia, nostalgia, ironia, alienazione positiva nell’arte, sono alcuni dei temi trattati in queste pagine.

L’ottusità delle persone al cambiamento viene letta talvolta come valore positivo di autodifesa, talaltra come  peggior difetto per l’evoluzione della città. C’è un ovvio riferimento ai muri culturali generati dalla paura, che talvolta impediscono una spontanea mescolanza di genere e quindi spesso una possibile evoluzione dei popoli e dei luoghi.

Emerge la questione dell’ingorgo legislativo che impedisce il processo di evoluzione della città, o perlomeno pare deviarlo verso un’evoluzione dagli effetti disastrosi. E’ sempre presente il riferimento al fallimento storico dell’Urbanistica.

Si prova a dare una connotazione attuale alla Città, cercandone un possibile significato nelle sue origini storiche, considerandola come si manifesta oggi quale complesso di congestioni materiali e flussi immateriali da un lato e di venerandi centri storici da proteggere, dall’altro.

Architettura Popolare, Città Popolare.. si cerca ancora una volta di relazionarsi a queste espressioni, fondamentali per la nostra ricerca, per cercare di capire il loro senso attuale, nell’arte del mestiere, così come nella politica, nella gestione del territorio, delle leggi e come tutto ciò condiziona in maniera diretta e indiretta lo spazio pubblico in particolare.

Si parla inoltre di processi di riattivazione dei centri storici tramite laboratori e iniziative promosse da giovani professionisti che intendono approcciare al mestiere dell’ Architettura in maniera inedita.

Si danno delle definizioni o perlomeno si prova a delineare i contorni dei difficili concetti di Realtà e Utopia, si fa riferimento a nuovi stimoli architettonici ed emozionali, con progetti realizzati  e già vincitori di concorsi, anche a livello internazionale, con l’incentivo ad occuparci della nostra città come della nostra felicità.

Emerge un sentimento di fondo, talvolta esplicito talvolta sottinteso: la nostalgia. E mi viene da citare una delle scene finali de La grande Bellezza di Sorrentino quando Carlo Verdone, nel suo monologo teatrale fa un fervido elogio della nostalgia, appunto, come unico baluardo per riscattarci, forse, da un presente di mediocrità ed aspirare al sogno, per superare i nostri limiti e le nostre paure.

E’ un numero ricco di intense emozioni. Buona lettura!

Orazio Caruso

prenestino


THE (NEW) POPULAR CITY  2

In this issue of Parola d’Arte , we relied on outside assistance interviewing two young architects, Saverio Massaro (Esperimenti Architettonici) and Francesco Lipari (OFL; Cityvision), an archi­tecture critic , Emmanuele Pilia and a songwriter, Daniele Coccia from Il muro del Canto . The four interviews represent an important contribution to the theme which we have chosen since the previous issue, the (new) Popular City whose reflections are topical and dramatic at the same time. It is amazing how four different personalities like those of the respondents emerge a series of answers very tied down by common feelings, a desire to react or interact with the city, although it possesses very different temperaments and modes. Negative effects of globalization and the suburbs as an unknown place to the city, the pheno­menon of exclusion, feelings of anger, nostalgia, irony and positive alienation in art are some of the topics covered in these pages. People’s dullness for change is sometimes viewed as a positive value of self-defense, sometimes as a fatal flaw for the evolution of the city. There is an obvious refe­rence to the cultural walls generated by fear which sometimes prevent a spontaneous mix of gender and therefore often a possible evolution of people and places. We talk about legislative engorgement that prevents the evolution process of the city or at least seems to push a disastrous evolution. It is always present the reference to the historical failure of city planning.We try to give a current connotation to the City looking for a possible meaning in its historical origins, considering how it manifests today as a complex of material and immaterial flows on one side and the venerable old towns to protect to the other. Popular Architecture, Popular City… trying once again to relate to these expressions, fun­damental for our research , trying to understand their present sense, in the job, as well as in politics, in the management of the territory, laws and how this affects directly and indirectly the public space in particular. We also talk about processes of reactivation of the old towns through workshops and initia­tives promoted by young professionals who want to approach the profession of Architecture in a new way. It will give a definition or it will try to outline the meanings of the difficult concepts of Reality and Utopia, with reference to new architectural and emotional incitement, competitions projects already won by the winners, also international, with the final incentive to take care of our city as our happiness. It emer­ges a basic feeling sometimes explicit sometimes understood: nostalgia. And I have to mention one of the final scenes of The Great Beauty of Sorrentino when Carlo Verdone in his solo performance makes an eulogy of nostalgia as the only bulwark to redeem us, perhaps, by a present of mediocrity and aspire to the dream to overcome our limitations and our fears .It is a number of intense emotions. Enjoy the reading!

Text and translations by Orazio Caruso

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